222 - Per concludere, credo siano doverose due ultime considerazioni. La prima cerca di rispondere alle eventuali osservazioni che potrebbero sorgere dall'analisi del secondo contesto in cui mi sento coinvolto, quello dunque relativo al Panopticon e alle più moderne forme di controllo che il potere esercita nei confronti degli individui.
Quali possono essere le vie da seguire per cercare di opporsi ad un sistema tanto spietato nella sua attività? Uno spunto particolarmente valido in questo senso, mi sembra, si trova proprio tra le pagine dell'opera di Bentham, che lascia aperto anche e solo uno spiraglio alla speranza, non dico per una clamorosa fuga dalla struttura, ma quanto meno per sottrarsi, anche se di poco, dallo sguardo onnicomprensivo e costante del Guardiano.
Contro le evasioni, e in particolare quelle perpetrate da criminali di ogni sorta, sia prima che dopo la loro condanna, persone che per la loro condizione disperata sono più propense a fuggire, questo progetto offrirebbe, come mi vanto di credere che voi già l'abbiate capito, un grado di sicurezza che fino ad oggi non si è raggiunto non solo in teoria, ma anche maggiormente nella pratica.
Per vincere la sorveglianza bisogna che vi sia un concerto di menti e che le mani si uniscano.
Ma quale unione di mani, quale concerto ci può essere tra persone che dal primo momento del loro imprigionamento non si sono mai scambiati uno sguardo?
Tracciamo dunque, per pura negazione, un possibile comportamento: che i nostri contatti tornino ad essere, sempre che lo siano mai stati, immediati (e non mediati o vincolati dai dispositivi in mano al carceriere), autentici (e non incrinati da tutta una serie di secondi fini che troppo spesso vengono proposti e sponsorizzati dal potere stesso) e prolifici (svincolati dal Sacro Dogma del divertimento e del passatempo a tutti i costi), sempre tenendo a mente che uno dei primi fini, per definizione, di un carcerato, è quello, per utilizzare ancora le parole di Bentham, di «tirar giù delle mura, sforzare barre di ferro'. Per farlo, prosegue lo stesso, 'è necessario uno sforzo comune e molto tempo».
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223 - Ormai da diverso tempo la vita dell'individuo è stata spaccata in due blocchi, diventati ormai complementari: da una parte c'è la dimensione reale, dall'altra quella virtuale, che ha guadagnato con il passare degli anni un'importanza sempre crescente.
Nell'era della visibilità estesa, uniforme e costante, potrebbero risultare decisivi gli strumenti messi a disposizione dagli hacker e dalle tantissime anime buone nascoste nell'ombra e impegnate, in sostanza, nella mia stessa battaglia: il cosiddetto Deep Web, la faccia sommersa della rete, accessibile soltanto attraverso particolari procedure, potrebbe rappresentare un'oasi sufficientemente sicura per lo scambio di contatti e informazioni, al riparo da occhi indiscreti. Un fattore che non può essere sottovalutato, se si condivide quanto dichiarato in passato dai Tupamaros:
Siamo in guerra, e finché la guerra non sarà finita il segreto dovrà proteggere un gran numero di dati e di idee; perché oggi come oggi la guerra che si avvicina sarà totale, e le idee saranno armi temibili...se non le migliori.
Gli attuali sistemi di criptaggio rappresentano una spina piantata sul fianco del Sistema, in particolare quello denominato RSA (un acronimo che deriva dai cognomi dei suoi inventori: Ronald Rivest, Adi Shamir e Leonard Adleman).
Dotato di un doppio vincolo di sicurezza, risulta ancora impenetrabile.
I programmi usati oggi arrivano a creare chiavi a 4096 bit e oltre: significa che il tempo necessario alla loro forzatura, con strumenti di tipo statistico e con l'ausilio dei più potenti computer attualmente disponibili è misurabile, in teoria, in centinaia di anni, anche se qualcosa potrebbe cambiare con i futuri sviluppi legati al computer quantico.
Continuerò a seguire, come peraltro mi capita di fare da cinque anni a questa parte, anche gli sviluppi legati alla Dark Net (d'ora in poi utilizzerò l'abbreviazione DN) e ai fenomeni che orbitano attorno al suo nucleo: si tratta della porzione più incandescente del cyberspazio, quella che attira la quantità di capitale più elevata e contemporaneamente, a causa soprattutto della natura controversa di alcune applicazioni custodite al suo interno, le attenzioni privilegiate e spesso congiunte delle polizie di diversi paesi europei e americani.
La DN del resto è una sorgente dalla quale è possibile accedere a tutta una serie di sostanze, molte delle quali a dir poco miracolose, con cui è possibile contrastare il logorio psicofisico provocato dall'esistenza ormai irrimediabilmente alienata che molti di noi son costretti a subire in particolar modo nelle vaste aree occidentalizzate del pianeta.
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224 - Se il piano del carceriere, nemmeno poi così tanto celato, consiste nell'avere una visuale chiara e dettagliata delle molteplici forze da tenere sotto controllo, il compito del carcerato dovrebbe essere, almeno in teoria, quello di aumentare il disordine, le zone d'ombra, i grumi di caos, almeno per complicare il lavoro di chi ci sorveglia.
Sembra inutile, se non controproducente, qualsiasi ipotesi di tipo riformistico.
Non può esistere un controllo etico, rispettoso della libertà individuale. Un attacco da parte dei prigionieri alla torre centrale avrebbe senso soltanto all'interno di una strategia che miri inequivocabilmente alla sua distruzione.
Se i prigionieri facessero funzionare il dispositivo panoptico e risiedessero nella torre, credete forse — provoca Foucault — che sarebbe meglio così che con i sorveglianti?
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225 - Uno degli interrogativi che mi perseguita con maggiore ferocia, negli ultimi tempi, è il seguente: si può evadere da Cherry Hill?
Siamo i tristi ospiti, condannati potenzialmente ad un ergastolo dal sapore dolciastro, di una struttura che oramai ha carattere globale: una prigione che rende invisibili ai più le proprie sbarre, ma come un carcere, fornisce in maniera pressoché esclusiva il cibo e le varie medicine, mette a disposizione i suoi spazi e offre finanche una gamma di svaghi e intrattenimenti.
La popolazione carceraria è piuttosto variegata: c'è chi si comporta come se in realtà alloggiasse all'interno di un hotel a cinque stelle, chi non si mette assolutamente nessun problema e continua a farsi imboccare dalle luridissime mani del biopotere, con gli occhi ben chiusi; c'è chi subisce, in una sfortunatissima esclusiva, tutto il carico di sofferenza, morte e distruzione che una vita in gabbia comporta; c'è poi chi cerca di scavare un tunnel per aggirare i controlli e guadagnare un'ipotetica libertà, perché in realtà la vita al di fuori di Cherry Hill, se possibile, è comunque costellata di difficoltà, molte delle quali sconosciute.
C'è anche chi, e mi sembra il mio caso, trascorre le sue giornate con l'unico proponimento di entrare in contatto con gli altri detenuti, per capire quanti soggetti siano interessati ad una sommossa, o ad una evasione.
Ed è proprio all'intero di Cherry Hill che le pratiche legate alla Guerriglia Filosofica possono risultare più interessanti, in primis nei rapporti con le migliaia di inoccupati: sarà possibile invertire il processo che li obbliga inevitabilmente ad appassire sotto il sole cocente del nulla più assoluto? Sarà possibile favorire il sorgere di significati diversi rispetto a quelli, ormai in fase terminale avanzata, su cui le nostre vite sono state standardizzate? Riusciremo a guardare il mondo, e la nostra stessa esistenza, da una prospettiva differente? Riusciremo a rivitalizzare il nostro quotidiano ormai addomesticato?
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226 - Guerriglia Filosofica, in questo senso, sarà innanzitutto una ricerca sul campo a carattere ovviamente progressivo: una raccolta di informazioni che mira, esclusivamente, ad aumentare le possibilità di fare una breccia sui muri. Di qualsiasi tipo essi siano.
Guerriglia Filosofica sarà una collezione in continuo aggiornamento di problematiche, che si fonderanno e si alimenteranno fra di loro, e che verranno utilizzate sia nella pratica dell'inoculazione del dubbio e, soprattutto, nell'innesco dei vari Fight Club, momenti di confronto privilegiati e assolutamente necessari.
Cherry Hill è il nome del nuovo mondo in cui mi muovo; al suo interno seguirò regole a volte anche diametralmente opposte rispetto a quelle adottate sino a questo momento.
La prima recita: se una cosa esiste già, si perfeziona, o si utilizza meglio. Se una cosa non esiste, la si crea, o se ne fa a meno.
Guerriglia Filosofica è un desiderio espresso a voce alta, (probabilmente l'arte massima di esprimere i desideri), al cospetto del cosmo infinito: tenendo fede al mio nome di battesimo, la mia intera vita d'ora in poi sarà orientata a scovare la pietra più densa, pesante, indistruttibile e, contemporaneamente, a stanare il Golia di turno, con la chiara volontà di fracassargli il cranio senza pietà alla prima occasione utile.
A questo proposito seguirò un semplicissimo principio, che non è altro poi che la seconda regola del mio nuovo mondo: se peschiamo un pesce abbastanza grosso, lo mangiamo senza esitazioni.
Se il pesce dovesse essere troppo piccolo, lo usiamo come esca.
Guerriglia Filosofica sarà studio, aggiornamento e rigida messa in pratica delle nozioni acquisite.
La curiosità, e con essa la meraviglia e lo sdegno, suo contrario, saranno le forze che daranno l'impulso per il mio vagare.
Terza regola del mio nuovo mondo: tre indizi compongono una traccia. Ogni traccia è degna di attenzione e va analizzata con la sufficiente cura.
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227 - Dividerò la popolazione di detenuti all'interno di Cherry Hill in tre categorie: i nemici, quelli cioè che vivono e si battono affinché la situazione non muti nemmeno di un millimetro; i complici, coloro che nelle modalità più svariate forniranno il loro aiuto e garantiranno i rinforzi; e gli ostaggi, coloro che, a causa della particolare condizione in cui si trovano, cessano di avere un ruolo neutro nello scacchiere ed entrano di diritto a fare parte della cerchia degli indecisi. In questo gruppo vengono compresi tutti coloro che sono in procinto o rischiano seriamente di cambiare idea, in maniera anche sostanziale, rispetto al passato, e che saranno dunque chiamati a prendere una decisione chiara ed inequivocabile sull'imminente futuro e sul posto da occupare.
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228 - Se le faccende si dovessero complicare, cosa che peraltro al momento non so se augurarmi oppure no, ma è un'eventualità che sono comunque tenuto a prendere seriamente in considerazione, baracca e burattini saranno trasferiti di gran lena tra le oscure stanze della DN.
Dedico infine queste righe a tutti coloro, sia i vivi che i (purtroppo) già morti, che hanno contribuito con le loro parole, i gesti, le storie, l'affetto, a farmi arrivare a questo punto della storia.
L'ultimo pensiero va a tutti i miei fratelli senza volto e senza nome nascosti nell'ombra, e a chi vive e resiste con tenacia fuori dalle mura di Cherry Hill, come i fantasmi gioiosi che animano il villaggio di TreFontane.