136 - Ho la sensazione che io e Z. avremmo avuto un sacco da dirci: se l'intensità di un rapporto si può misurare, tra l'altro, in base agli interessi in comune e alle varie affinità attitudinali, forse, chissà, saremmo anche potuti diventare, per utilizzare un termine comune che probabilmente sta perdendo gran parte del suo significato, amici.
Come ho potuto leggere nell'introduzione a un volumetto in cui hanno trovato posto alcuni brevi resoconti della sua esperienza come operatore sociale in Nicaragua, con l'associazione Los Quinchos, affianco ai bambini costretti a vivere per la strada tra mille ovvie difficoltà, Z. era un grande appassionato di Filosofia (di Heidegger in particolare) oltre che di sostanze psicotrope.
Non ho mai avuto il piacere e l'onore di parlarci, o di incontrarlo direttamente, ma sono entrato in contatto con lui diversi anni dopo la sua morte, attraverso la biblioteca che alcuni compagni hanno allestito e intitolato alla sua memoria.
Nei miei lunghi vagabondaggi in solitaria tra le strade e i vicoli della città di Cagliari mi sono imbattuto in un murales che riporta una sua frase. Ho passato tante mezz'ore negli ultimi anni, seduto di fronte a quella parete, a riflettere sul senso di quelle parole.
È quanto di più genuinamente socratico, per restare in tema con le precedenti elucubrazioni, mi sia capitato di leggere, tanto che sto arrivando a farne un punto cardine del mio agire e della mia intera esistenza.
“Io sono un anarchico. Le mie armi sono le parole e l'intelligenza, il mio campo di battaglia le coscienze degli esseri umani”.
Rappresentano per me una grande iniezione di fiducia, come se i miei propositi e le mie speranze avessero trovato un punto solido a cui appendersi.
Non mi sento più così tanto folle nel dichiarare che sono pronto a spendere sino all'ultima molecola di energia nel confronto con gli altri, anzi: è come se dovessi proseguire lungo un solco già tracciato; sono qui per offrire, con tutto il rispetto e l'umiltà di cui sono capace, il mio contributo alla causa. In quelle parole ci vedo un invito all'azione e, allo stesso tempo, un monito per non dimenticare quale è il 'nostro' ruolo nel mondo e verso il prossimo.
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137 - Mi piacciono da impazzire i punti panoramici, soprattutto al tramonto, soprattutto quando posso avere una visuale più ampia dello spazio urbano in cui mi muovo di solito: saltello con lo sguardo da un tetto all'altro, da una piccola finestra all'altra. Ecco il mio campo di battaglia, mi dico. Nascosto dentro ad ogni casa c'è un potenziale interlocutore, ed io sto aspettando il momento giusto per entrare in contatto con ognuno di loro.
Devo solo mantenere la calma, e nel frattempo, sviluppare una strategia che mi permetta di essere incisivo ed efficace; ogni qualvolta ho la possibilità di rapportarmi ad un altro individuo tengo bene a mente i miei scopi e i miei propositi.
'Io sono una funzione filosofica' mi ripeto in maniera ossessiva; tutto ciò che faccio, tutto quello che esce dalla mia bocca deve rispettare assolutamente quel principio. Sono ben consapevole che ci sono ancora tanti aspetti da affinare e da migliorare, ma sapere cosa si vuole fare della propria vita mi sembra un ottimo modo per incominciare a viaggiare verso la meta tanto agognata.