091 - Seduto sul mio blocco di cemento preferito, mentre tutt'attorno il Campidano sonnecchia coccolato dai raggi dell'ennesimo sole che tramonta dietro alle montagne, lancio il cervello a folle velocità: una scansione minuziosa di ogni singolo momento, singolo pensiero, di ogni singolo dialogo tenuto nell'arco della giornata.
Potrei dedicarmi a tutta un'infinità di passatempi più o meno dispendiosi, ed invece tutto quello che voglio è concentrarmi sul mio esercizio favorito.
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092 - Spesso mi capita di giungere a determinate conclusioni per poi ritrovarle puntualmente tra le pagine dei libri che aspettano silenziosi il loro turno, nello scaffale dedicato ai 'non ancora letti'.
Quasi come se il contenuto si staccasse dalle pagine per trasferirsi, attraverso l'etere, all'interno della mia coscienza. O forse, più semplicemente, chi cerca trova. In un modo o nell'altro e, forse, prima ancora di saperlo.
Non mi sorprendo dunque di rintracciare delle utilissime conferme nel secondo volume della Storia della Sessualità, scritto da Michel Foucault ed intitolato 'L'uso dei piaceri'. Dopo un'attenta analisi dell'Alcibiade di Platone, l'autore sottolinea:
L'Epimeleia Heauton, l'attenzione a se stessi, che è condizione preliminare per potersi occupare degli altri e dirigerli, comporta non solo la necessità di conoscere (conoscere ciò che si ignora, sapere di non sapere, sapere che cosa si è) ma anche quella di guardarsi dentro, di esercitare se stessi e trasformarsi. Anche la dottrina e la pratica dei cinici accordano grandissima importanza all'askesis, tanto che la vita ispirata alla filosofia cinica può apparire tutta come una sorta di esercizio permanente.
Il giochetto è semplice e, a seconda di come lo si interpreta, anche piuttosto divertente. Il quotidiano ci presenta puntualmente il conto dei nostri limiti: troppo frettolosi, troppo irascibili, troppo pedanti, troppo distratti, troppo lagnosi, troppo inconcludenti, troppo apatici, troppo esuberanti, troppo egocentrici. Si tratta di individuare la crepa e cercare poi di aggiustarla. Con tanta, tanta forza di volontà.
Un discorso con noi stessi impostato sulla chiarezza e sulla sincerità.
Perchè, suonerà strano, ma a me sembra che molto spesso siamo bravissimi a mentirci.
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093 - Come già detto in precedenza, non ho un istruttore personale, né una scheda di esercizi da seguire per allenare il mio corpo e la mia coscienza (o psiche, o anima, chiamatela pure come meglio credete).
Grazie al lavoro del mio 'archivista del sapere' preferito possiamo però credere che:
L'importanza dell'esercizio non sarà mai dimenticata nella tradizione filosofica successiva. Assumerà, anzi, considerevole ampiezza: si moltiplicheranno gli esercizi, se ne definiranno le procedure, le finalità, le possibili varianti; si discuterà della loro efficacia; l'Askesis nelle sue diverse forme (di allenamento, di meditazione, di prove di pensiero, di esame di coscienza, di controllo delle rappresentazioni) diventerà materia d'insegnamento e costituirà uno degli strumenti essenziali della direzione spirituale.
Questo significa che, nascosti in qualche libro, ci devono essere delle ricette valide con cui la mia curiosità potrebbe intrattenersi per qualche ora.
La mia ricerca si arricchisce di un elemento: tra le tante attività con cui riempirò le giornate ora c'è una traccia in più da seguire.
Nel frattempo che si acquisiscono nuove informazioni ci si può contemporaneamente dedicare alla sperimentazione, consapevoli del fatto che, come si sussurrava un tempo tra gli alchimisti, il nostro corpo, e dunque la nostra coscienza, sono il nostro laboratorio.
Nel mio caso ad esempio mi sono avvicinato alla pratica del digiuno spinto dalla curiosità di scoprire sino a che punto il mio organismo avrebbe retto senza cibo, considerando che una delle opinioni più diffuse che mi ronzano attorno si ostina a farmi credere che dopo poche ore i livelli di energia generali crollano a picco e si giunge inevitabilmente al collasso psicofisico, il classico 'non ci vedo più dalla fame' poi riutilizzato dalla reclame.
Dopo essermi informato alla leggera (con una rapida, sommaria ricerca su Google ho escluso con un sufficiente grado di tranquillità il rischio di morte immediata) non ho dovuto fare altro che lanciarmi nell'esperimento, per constatare che anche dopo 48 ore mantengo una più che discreta vitalità, oltre ad una buona chiarezza mentale e ad una piacevole calma diffusa, come se un fiumiciattolo di serenità mi scorra lungo il corpo.
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094 - So come vanno certe sfide: dopo che scopro un limite, mi viene naturale tentare di andare oltre. È troppa la curiosità di vedere cosa c'è dopo. Così ho aumentato le ore di digiuno, e ho anche incominciato a sperimentare l'astinenza da sonno, raggiungendo risultati impensabili solo qualche anno fa, quando ero convinto, come molti, che senza le canoniche otto ore di pisolini alle spalle non sarei riuscito a concentrarmi sufficientemente nemmeno sulle azioni più banali.
Con mia grande sorpresa mi sono invece dovuto rendere conto di un incremento, anche piuttosto netto, della creatività e delle intuizioni. Anche se su livelli diversi rispetto alle condizioni normali.
Il passo successivo è stato insistere particolarmente, in specifici periodi dell'anno, su quelli che Mircea Eliade definisce i 'tabù alimentari', concentrandomi in particolare su alcool, zucchero, carne, per poi allargare il campo anche ai latticini e al caffè.
Provo una grande passione, soprattutto da un po' di anni a questa parte, verso certi argomenti. L'aver letto, tra le pagine de 'La nascita mistica' (del già citato Eliade), che trattamenti simili venivano riservati ai candidati dei vari riti di iniziazione, tra cui quelli di stampo sciamanico, non ha fatto altro che aumentare la dedizione con cui mi sono dedicato al 'gioco', proprio come qualsiasi sportivo fa con la sua disciplina favorita.
Spesso mi sono chiesto (e altrettanto spesso mi hanno chiesto) quale fosse la motivazione che mi spinge ad agire in questo modo. In primo luogo ho la sensazione che, data la natura precaria dell'impiego con cui attualmente racimolo gli spiccioli necessari per pagare tutti i vari pedaggi, mi potrebbe risultare utile, in un futuro magari nemmeno tanto remoto, riuscire a cavarmela in maniera economica, a buon mercato insomma, nella soluzione dei miei desideri e delle mie esigenze. Provo comunque un piacere così strano, ora, nel resistere al freddo, al caldo, alla fame e alla sete, ad esempio, e al contempo provo una grande soddisfazione nel risolvere le varie urgenze che la vita comporta con poche, semplici mosse.
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095 - In assenza di qualcuno che ti inciti a fare meglio, che corregga i tuoi sbagli sul nascere, che ti ammonisca con forza distogliendoti, in extremis, dal commettere per la millesima volta lo stesso errore, l'autodisciplina diventa un alleato preziosissimo, a condizione però di accompagnarla con quel pizzico di buon senso che non dovrebbe mai mancare nella dieta di una persona che abbia la pretesa di definirsi ragionevole.
Dovremmo essere severissimi con noi stessi, soprattutto quando ci sembra di non riuscire a procedere oltre; spietati e inflessibili ogni qualvolta cadiamo nella tentazione di abbassare la guardia e tuffarci tra le fauci di quegli stessi mostri da cui cerchiamo così disperatamente di scappare.
Bisogna allo stesso tempo spalancare le porte della benevolenza (nei confronti di noi stessi e, conseguentemente, degli altri) quando si rimedia una brutta, magari inaspettata, sconfitta, ma solo a condizione di puntare senza mezzi termini e con tenacia ancora maggiore ad una nuova ripartenza.
Come in un tribunale presieduto da un giudice onnisciente le scuse servono a poco, mentre gli intenti che animano le nostre azioni, le nostre decisioni, vengono messi a nudo, resi trasparenti come il più puro dei cristalli.