061 - Ricordo bene lo smarrimento che mi colse, all'improvviso dalle spalle, non appena portai a termine il mio percorso ufficiale di studi. Sino a quel momento infatti ero stato 'amorevolmente' imboccato dai miei insegnanti, che si premuravano di scegliere per noi le letture più adatte.
Che fare una volta orfano di tali guide?
La prima idea, non proprio brillantissima ma così tenera nel suo essere così sciocca, fu quella di sbirciare nei siti internet delle altre Fuckoltà italiane di Filosofia, Bologna e Roma su tutte, per rubare qualche spunto interessante, soprattutto in campo politico. Non potevo ancora sapere che di li a pochi mesi sarei stato letteralmente travolto da una passione che, per intensità, richiama quella amorosa.
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062 - L'innesco per l'inizio 'ufficiale' delle mie ricerche si materializzò lungo il cammino, come sempre, quasi per caso. Accadde durante uno di quei densi pomeriggi trascorsi all'interno dello studio di G. M., per il corso già citato di 'Storia della Filosofia Antica'.
Discutevamo sulla teoria della conoscenza proposta da Kant: secondo il tedesco, l'uomo parte, necessariamente, dal dato sensibile, acquistabile tramite gli organi di senso, che poi viene elaborato dalla ragione, la quale opera grazie a processi logici ben definiti.
Come al solito la prima parola spettava a F., che presentava le principali questioni in ballo nel passo che ci accingevamo ad analizzare. Fu appunto a lui che indirizzai la domanda.
— Facciamo finta che io mi conceda, seduto di fronte al fuoco, alcuni bicchieri di vino rosso. Con il passare del tempo, l'alcool contenuto nella bevanda agirà sul mio cervello, modificandone, tra le altre cose, la natura delle mie percezioni: le fiamme, ad esempio, potrebbero apparirmi più vivide rispetto al normale; in questo caso si può ancora parlare legittimamente di conoscenza?
La risposta arrivò dritta dal maestro, sdraiato con la tipica, pacatissima strafottenza, nella sua poltroncina pieghevole personale, e dunque non dal mio giovane collega: il suo 'certamente' riecheggiò prepotentemente nell'aria, colpendomi dritto nel profondo.
Non si diede altro spazio alla faccenda, ma quell'inaspettata apertura mi diede la forza, la fiducia per seguire quella nuova traccia.
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063 - Prima di allora avevo vissuto, grazie ad alcune molecole specifiche, delle esperienze, sporadiche ma comunque altamente significative, che mi avevano permesso di entrare in contatto con aspetti particolari, per lo più nascosti, sia della mia personalità che, più in generale, della realtà: consideravo gli esperimenti a cui mi sottoponevo come parte di un processo di auto-esplorazione ma non potevo certo aspettarmi che questi si sarebbero potuti combinare così bene con gli studi intrapresi sino a quel momento.
Le nozioni faticosamente collezionate fornivano un archivio di interpretazioni decisamente valido per comprendere meglio, finalmente, molteplici suggestioni di stampo metafisico che sino a quel momento avevo trovato troppo astratte, vuote, insopportabilmente teoriche, ma che iniziavano a brillare di significati nuovi, grazie proprio al contatto diretto con tali fenomeni.
Per completare il quadro, ritengo sia perfetta un'affermazione di Giancarlo Movia, presente nella raccolta di saggi curata dallo stesso, intitolata semplicemente 'Metafisica e antimetafisica', riletta e riscoperta, in netto ritardo, dopo dieci anni di indifferenza, quanto colpevole o involontaria non sta a me dirlo, accumulata nel silenzio della mia presunzione.
La Filosofia, invero, non disprezza l'utile e il vantaggioso né impone (ma neppure vieta, anzi persino incoraggia), a chi la coltiva, una condotta o uno stile di vita sobrio o ascetico: anche se più volte, nel corso della sua storia, è giunta a teorizzare e a praticare addirittura l'esperienza mistica soprarazionale
In queste righe, inutile nasconderlo, sono presenti delle premesse che hanno incominciato a germogliare sul substrato confuso e oscuro della mia vita.
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064 - Per tantissimo tempo, quasi sino all'inizio della stesura delle presenti righe, ho considerato come odiosa, fuorviante e riduttiva, l'interpretazione che Pitagora tra i primi, e poi in tanti dopo di lui, fornivano della Filosofia, intesa letteralmente come “Amore per il Sapere”: una ricerca che non ha altra ragione d'essere, altro fine se non in sè stessa, senza obbiettivi secondari.
Accedere a quei particolari stati di coscienza alterata rappresenta un'esperienza ormai insostituibile nell'economia della mia vita, sia per gli indubbi benefici che ne guadagno, a livello fisico e psicologico, e sia per le intuizioni che è possibile raccogliere lungo il tragitto, durante il processo, l'opera, o se preferite, il viaggio.
Un'attività che con il tempo si è arricchita di significati nuovi diventando una delle pratiche più importanti a cui mi dedico. Ha assunto connotati 'ritualistici' a me sconosciuti, che mi (ri)collegano a tradizioni antichissime e ormai quasi totalmente dimenticate, sovrastate dal peso immane, sempre più ingombrante, della cosiddetta Cultura Moderna.
Richiede una preparazione adeguata, delle rinunce, talvolta anche dei sacrifici; è necessaria una buona dose di perseveranza, oltre alla voglia di spingersi ogni volta, questo è in sostanza lo spirito dell'esploratore, un centimetro oltre il limite fissato nel tentativo precedente.
È opportuno sviluppare un metodo di indagine, oltre ad una lista di intenti e obbiettivi da perseguire e raggiungere.
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065 - Attualmente mi trovo nella tipica situazione dell'innamorato che trascorre tutto il suo tempo a pensare all'amata e appena può farlo, tesse le lodi e canta le virtù e le meraviglie dell'oggetto delle sue passioni e delle sue attenzioni. Così mi capita spesso, e molto volentieri, di discutere di 'Psiconautica' (un termine che cerca di abbracciare tutte le tecniche a disposizione dell'essere umano per accedere ed esplorare le dimensioni altre del reale e della propria coscienza) sia con coloro che sono già in rapporti confidenziali con tali pratiche (considero il confronto e lo scambio di informazioni come una delle attività più prolifiche con cui passare il tempo), sia, a maggior ragione, con coloro che non hanno mai sentito nulla a riguardo, se è vero che c'è una prima volta per tutto e, nella vita in generale, capita di incontrare qualcuno che bussa insistentemente contro le pareti di una porta che non sapevamo manco fosse presente all'interno dell'edificio.
Così, in piena sintonia con quanto appena espresso, mi prendo il diritto di ritornare, in futuro e per quante volte avrò voglia, sull'argomento.
Mi rendo conto che si tratta di questioni piuttosto bizzarre, soprattutto se rapportate al rigagnolo placido dei nostri quotidiani. Così confortanti nel loro essere perennemente uguali a sè stessi.
Proprio per questo, per differenziali dal resto, verranno contraddistinti in fase di pubblicazione, cosicché chiunque voglia mantenersi ben lontano da queste lande misteriose possa farlo in maniera immediata, senza correre il rischio di imbattersi, per sbaglio, nemmeno per un attimo, anche e solo in un accenno.
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066 - Non penso di andare molto lontano dalla verità quando affermo che nei primi 'quindici anni della mia nuova vita psichedelica' (così mi piace definirla) ho intrapreso, all'inizio in maniera inconsapevole e poi via via con un atteggiamento sempre più attento, un autentico lavoro (peraltro ancora in corso) di 'decondizionamento', da tutti quegli aspetti (vincoli, linee-guida, codici, consigli e suggerimenti), trasmessi da famiglia, istituzioni e ambiente sociale di origine e che si sono sedimentati, modificandola in maniera sostanziale, nella mia personalità.
Per intenderci: mi sono trovato ad operare su una situazione data, che conteneva a suo tempo molteplici contraddizioni, fratture, oltre a dolorosissime, sanguinose zone d'ombra, con il vantaggio di avere un punto di vista, una prospettiva d'indagine profondamente diversa rispetto al passato.
La conseguenza è stata una spietata demolizione delle abitudini, degli atteggiamenti, delle opinioni e delle credenze che rappresentavano l'arcipelago sul quale sviluppavo la mia esistenza.
Una volta (ri)ottenuta indietro la tabula rasa (o quasi rasa), si aprivano di fronte a me due possibilità: lasciare che l'errore, il vizio e tutta una serie di sentimenti davvero poco nobili infestassero come delle erbacce quell'ultima porzione di terreno fertile, o proseguire con tutte le energie a mia disposizione nel processo di 'riedificazione'.
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067 - Mi piace isolare, per riviverlo ancora, più e più volte, il momento esatto in cui il germoglio di un'idea sboccia e diventa materia concreta, in piena espansione.
Ricordo bene quegli attimi, caratterizzati da un'intuizione prepotente, particolarmente vivida; un flash, una sorta di allucinazione istantanea.
Da un lato il flusso caotico ed impetuoso della mia vita, dall'altro un lungo binario che procede in parallelo e promette di accompagnarlo, scortarlo sino alla fine: la Filosofia.
Ed ecco che un insegnamento tacciato troppo spesso di essere nebuloso appare ora tra i più concreti, in quanto offre la possibilità di trasformare se stessi seguendo le indicazioni del buon senso, del cuore e della ragione.
Non pretendo che le conseguenze in cui mi sono imbattuto vengano accettate indistintamente da chiunque; non mi stupisco dunque se, anche all'interno della cerchia ristretta delle conoscenze più strette, qualcuno faccia fatica ad accettare i miei cambiamenti.
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068 - Io non sono l'unico attualmente, e ci mancherebbe altro, ad utilizzare le varie sostanze psicotrope per nobili fini (dove per nobili fini intendo i progressi che un uomo può conseguire per quanto riguarda l'ordine e l'armonia nel suo mondo interiore). Sostanze psicotrope che da sempre la natura mette a disposizione.
Credo inoltre fermamente che anche in passato, in una parentesi che ingloba diverse migliaia di anni, in tanti abbiano seguito una strada simile, trainati dall'aspirazione di accrescere il livello della propria conoscenza.
Non mi resta dunque, lo si prenda pure come un desiderio espresso pubblicamente, nient'altro da fare che informarmi, al massimo delle mie capacità, sulle tappe principali segnate da chi mi ha preceduto per poi, magari, lasciare un piccolissimo, personale contributo alla faccenda.
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069 - Tutto me stesso, inteso nella sua totalità psico fisica; il binomio mente-corpo; la vallata sterminata dei miei sentimenti, dei miei desideri, delle mie pulsioni; ogni singola parte del mio fisico, ogni barlume di energia, ogni singolo secondo. Ecco il mio campo di battaglia.
Non posso distrarmi un attimo perché la disfatta sonnecchia sempre con un occhio ben aperto, pronta ad azzannarti di scatto alla gola alla minima distrazione e, a furia di strattoni, pronta a trascinarti nuovamente sul fondo.
Per ricollegarci alla premessa iniziale del discorso, potremmo dunque intendere la filosofia come una lanterna che illumina il faticosissimo cammino che porta alla liberazione del nostro essere, anzi, è essa stessa grimaldello, se non carica esplosiva. Più semplicemente, è possibilità di fuga. Anticamera di sconvolgenti rivoluzioni interiori, scintilla che alimenta gli incendi che travolgono e stravolgono l'anima.
Il mio corpo diventa così un laboratorio: cerco di selezionare accuratamente gli elementi che introduco all'interno, come se fossi diventato l'oggetto di un esperimento e al tempo stesso l'unico responsabile. Cerco di regolarne il funzionamento, le dinamiche; sorveglio i toni, gli umori; dirigo il traffico animato dei miei pensieri, sino a voler determinare il comportamento, addirittura, della mia proiezione all'interno del mondo onirico.
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070 - Delle volte, soprattutto quando la stanchezza fa sentire la sua presenza in maniera più feroce del solito, mi capita di non sapere, di non riuscire più a capire chi sono. Ed è proprio quando l'incertezza raggiunge il suo apice che però comprendo, almeno, cosa voglio diventare. Cosa voglio essere.
La Filosofia assume le sembianze di un pennello e una tavolozza di colori: dipingo un modello ideale da seguire, da rincorrere sino, magari, a raggiungerlo; mi concentro sul mio mondo, sui miei spazi reconditi; l'eterna lotta tra la bellezza, che timida sopravvive, martoriata da una bruttezza sempre più abbondante ed invadente.
Ho la sensazione di trovarmi calato in uno dei momenti più decisivi della mia intera esistenza: è come se avessi addentato, per un puro colpo di fortuna, una preda succosissima.
Non ho nessuna, e dico nessuna intenzione di mollare la presa, come quei cani molossi che stringono sempre più forte ed aumentano la pressione esercitata dalle fauci per la paura, zeppa di brama, di farsi scappare l'occasione; senza un attimo di tregua, manco per respirare.
Dicono che quando questi incredibili animali afferrano con i molari, gli ultimi denti prima della gola, non ci sia più nulla da fare per liberarsi dalla morsa: il punto di non ritorno.
Chiudo con un paradosso, beffardo ed emblematico allo stesso tempo: quando i miei giovani colleghi riversavano tutte le loro energie sopra i libri, io trovavo rifugio e conforto nell'alcool; ora che i miei colleghi raccolgono i frutti del loro lavoro e si godono i migliori drink serviti nei locali di maggior tendenza, io trovo rifugio e conforto in quegli stessi libri, che non fanno altro che spingermi sempre più lontano dal vostro mondo.