...da un po' di tempo continuo a chiedermi: perchè mai mi ostino ancora a gettare in pasto i miei pensieri e le mie considerazioni all'algoritmo che anima quel dispositivo chiamato Facebook?
Che senso ha stare al gioco, se si considera soprattutto che gli scopi di chi gestisce il servizio sono diametralmente opposti dai miei e, come sostiene qualcuno, è sufficiente anche e solo un singolo sorso di quel veleno per venire irrimediabilmente intossicato.
Ma in realtà è proprio la vita in questo pianeta, con le dinamiche che ha assunto a livello politico, economico, sociale e culturale, che ha il potere di intossicarmi, anche a dosi minime.
Non smetterò di cercare un contatto con gli altri, ma allo stesso tempo lavorerò, mi allenerò e mi sforzerò per diventare quanto più autonomo e indipendente possibile nei confronti del prossimo.
Certo è che, assieme ad un branco, anche e solo per una mera questione numerica, risulta più facile essere incisivi nelle (proprie) azioni.
È quello che faccio, d'altronde, ogni qualvolta mi trovo in mezzo ai vivi: cercare di creare un ponte tra le parti, cercare di trasmettere e di ricevere dei messaggi che possano piantarsi e radicarsi nel profondo, e da lì germogliare.
Crescere assieme, sviluppare simpatie reciproche, empatie, collaborazioni.
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Se affidassi tutte le speranze, in questo senso, unicamente a quel dispositivo che prende il nome di FB, probabilmente non sarei altro che un illuso.
La mia salvezza, l'esito della mia scommessa, non può dipendere esclusivamente da un'applicazione telematica.
Ad essere sinceri, la qualità delle relazioni interpersonali che si allacciano nel cosiddetto mondo virtuale non è proprio elevatissima, considerando poi che, comunque sia, nella vita reale non è che i rapporti tra di noi risultino eccellenti a prescindere.
Mi sembra che si faccia ormai una fatica mostruosa, abnorme, a relazionarsi, in maniera spontanea e sincera, con il prossimo.
Le relazioni inter-personali sono ormai diventate un rebus di difficilissima soluzione, e FB è ben lontano dall'essere il rimedio.
Eppure FB è pur sempre uno degli strumenti a nostra disposizione, anche se in molti sono convinti del contrario e, coerentemente, ne fanno volentieri a meno.
Io, per quanto posso, mi aggrappo alla storia del fu Luther Blisset, che in Italia, così come in altre parti d'Europa, è riuscito, a cavallo degli anni '90, ad utilizzare i mass-media, paradossalmente, per smascherarne le contraddizioni, gli inganni, le zone d'ombra presenti all'interno.
Sebbene FB sia uno strumento che va adoperato con estrema cautela, alla luce della sua grande capacità di fagocitare inesorabilmente il tempo-vita dell'utente (aggiungendoci il fatto, poi, che molti dei contenuti che vi trovano spazio non sono sempre illuminanti, anzi...), credo che valga la pena di considerarlo al pari delle altre pedine presenti sulla scacchiera.
L'ostinazione nel rifiuto non giocherebbe in mio favore.
Sarebbe come se un vegano decidesse di non muovere il cavallo, durante una partita di scacchi, per non contraddirsi in termini di sfruttamento animale...
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