[Ginsberg e Foucault]
095 —Mi rendo ben conto, da solo, che le mie testimonianze valgono quanto la cacca di passero sulla bilancia del compro-oro.
Per questo mi sottometto volentieri al sempre verde principio di autorità e chiamo in causa Allen Ginsberg, noto poeta americano di fama internazionale, che in una lettera del 10 giugno del 1960 scrive a Burroughs:
“L'Ayahuasca si può imbottigliare e trasportare perchè rimane efficace fin tanto che non fermenta — ha soltanto bisogno di una bottiglia ben tappata. Ne ho bevuto una tazza — roba un po' vecchia, aveva parecchi giorni ed era anche leggermente fermentata — mi sono sdraiato e dopo un'ora (in una capanna di bambù fuori dalla sua baracca, dove cucina) — ho cominciato a vedere ed a sentire quello che mi è sembrato il Grande Essere, o per lo meno un certo senso di Esso, che mi si avvicinava alla mente come una grande vagina umida — mi ci sono adagiato dentro per un po' — l'unica immagine che riesco a trovare è quella di un grande foro nero nel Naso-Dio attraverso il quale sbirciavo dentro un mistero — e il foro nero era circondato dall'intero creato — e in particolare serpenti colorati — tutti reali. Anche un grande senso di piacevolezza per tutto il corpo, niente nausea. Nelle sue varie fasi è durato circa due ore — gli effetti sono spariti dopo tre — la fantasmagoria in sé è durata più o meno da tre quarti d'ora a due ore e mezzo dopo che avevo bevuto la pozione.
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096 — Ancora Ginsberg su un'esperienza successiva, sempre con l'Ayahuasca.
“Ho visto una stella cadente — Aereolito — prima di andare in trance, e la luna piena, e mi ha servito per primo — poi mi sono sdraiato aspettandomi dio sa quale altra piacevole visione e poi sono partito — e allora l'intero fottuto Cosmo si è scatenato intorno a me, mi pare quasi la più forte e la peggiore che mi abbia preso. […] L'LSD era la Perfezione ma non mi ha fatto sprofondare né così in fondo né così orribilmente — Prima ho cominciato a rendermi conto che tutte le preoccupazioni per le zanzare e per il vomitare erano stupide dal momento che c'era la grande posta della vita e della Morte — Mi sentivo a faccia a faccia con la Morte, dentro la barba, sul pagliericcio, nel portico il cranio rotola avanti e indietro e alla fine si ferma come se volesse riprodurre l'ultimo movimento fisico che faccio prima di adagiarmi nella morte vera — mi sentii la nausea e corsi fuori e mi misi a vomitare, tutto ricoperto di serpenti, come un Serafino Serpente, serpenti colorati come un'aureola intorno al corpo, mi sentivo un serpente che vomita l'universo — o un Jivaro con il copricapo con le zanne che vomita per essersi reso cono dell'Assassinio dell'Universo — la mia morte di là da venire — nessuno è pronto — io non sono pronto — tutto intorno a me fra gli alberi il rumore di questi animali spettrali, gli altri bevitori che vomitano (parte normale delle riunioni curative) nella notte della loro tremenda solitudine nell'universo — vomitano la loro volontà di vivere, di essere conservati in questo corpo, quasi — Rientrai e mi sdraiai — Ramon mi si avvicinò con gran tenerezza e come un infermiere (non aveva bevuto, è una specie di assistente per soccorrere i sofferenti) mi chiese se mi sentivo OK e «Bien Mareado» (Ben Sbronzo?) — Dissi «Bastante» e mi rimisi ad ascoltare lo spettro che mi si avvicinava alla mente — L'intera capanna sembrava irradiata di presenze spettrali che soffrivano tutte la trasfigurazione in contatto con un'unica Cosa misteriosa che era il nostro fato e prima o poi ci avrebbe ucciso — il Curandero cantilenava, una melodia molto tenera, ripetuta che poi mutava, una specie di conforto, dio sa cosa significava — sembrava significare un qualche punto di riferimento con il quale non riuscivo ancora a mettermi in contatto — ero spaventato e giacevo semplicemente lì con un'ondata dietro l'altra di paura di morte, di terrore, che rotolavano sopra di me finché diventarono quasi intollerabili, non volevo cercare rifugio nel rifiutarla come illusione, perchè era troppo reale e troppo familiare — specialmente dato che come per la prova generale dell'Ultimo Minuto della Morte la mia testa rotolava avanti e indietro sulla coperta e alla fine si fermava nell'ultima posizione di fissità e di rassegnazione inerme a dio sa quale Fato — perchè il mio essere — si sentiva un'anima completamente perduta e randagia — priva di contatto con qualche Cosa che sembrava presente — alla fine ebbi la sensazione che potevo far fronte alla Domanda lì e in quel momento e scegliere di morire o di comprendere. […] Ritornando dall'aver vomitato vidi un uomo con le ginocchia contro il petto e mi sembrò di vedergli il cranio come in una radiografia rendendomi conto che era raggomitolato come in un sudario (con un asciugamano avvolto intorno al viso per proteggersi dalle zanzare) soffrendo lo stesso dramma e la stessa separazione — Pensai alle persone, vidi chiaramente le loro immagini, te — apparentemente misterioso sapevi più di quanto non ne sappia io adesso e perchè non lo comunichi, o non puoi, o sono io che l'ho ignorato? — […] Vomitando mi sentivo ancora come un Grande Sperduto Serafino-Serpente che vomitava nella Coscienza della Trasfigurazione di là da venire — con il senso Radiotelepatico di un Essere di cui non avevo ancora afferrato del tutto la presenza — troppo Orribile per me, per ora — accettare il fatto di una comunicazione totale con diciamo chiunque un serafino eterno maschio e femmina al tempo stesso — ed io un'anima persa in cerca di aiuto — beh lentamente l'intensità cominciò a svanire, ed io incapace di muovermi in qualsiasi direzione spirituale — non sapendo a chi rivolgermi o che cosa ricercare — non fidandomi troppo di chiederlo al Maestro — sebbene nella visione della scena fosse lui il logico Spirito Dispensatore locale a cui affidarsi, se mai ce n'era uno — mi alzai ed andai a sedermi vicino a lui per essere «soffiato» — cioè lui ti cantilena un canto per guarirti l'anima e ti soffia fumo addosso — una presenza piuttosto confortante — per quanto adesso l'acme del terrore fosse passata — quando fu finito mi alzai e presi il pezzo di stoffa che avevo portato per difendermi dalle zanzare e tornai a casa sotto la luce della luna insieme al grassoccio Ramon — che diceva che più ci si satura di Ayahuasca più si va in profondità — si visita la luna, si vedono i morti, si vede Dio — si vedono gli Spiriti degli Alberi — ecc”.