[Sul contesto pt.1]
013 — Se continuiamo a prendere per buona l'intuizione, tra gli altri, di Kaveh, che associa indissolubilmente l'utilizzo delle sostanze psicotrope da parte dell'essere umano alla storia, allo sviluppo delle varie religioni e dei vari riti (di passaggio e di iniziazione), è facile immaginare come il loro consumo fosse correlato a contesti e situazioni particolari: gli antichi, soprattutto, avevano dei luoghi privilegiati e dei periodi ben precisi in cui mandare in play le proprie feste.
Fu grande lo stupore che invase i conquistadores spagnoli quando vennero a conoscenza di tutta una serie di pratiche preliminari (digiuni e astinenze, per citare le più comuni e diffuse) che precedevano sia la raccolta e sia, ovviamente, il consumo dei cosiddetti funghi allucinogeni e che venivano considerati dai popoli nativi del Sud America come un vero e proprio cibo divino; è con questo spirito dunque, e con moltissimo rispetto, che si affacciavano all'esperienza.
In passato, sembrerà paradossale, potrebbe esserci stata un'attenzione maggiore, in termini di politiche per la riduzione del danno, rispetto a quanto succede oggigiorno: questo significa, fondamentalmente, che le antiche comunità mettevano abbondantemente in conto e accettavano senza troppi problemi l'eventualità che qualche membro potesse uscire temporaneamente fuori di senno, fuori di testa, fuori dai margini entro i quali si sviluppa la vita di solito.
Come noi non ci sorprendiamo più di vedere ragazzi e ragazze mascherate da mostri durante la notte di Halloween o nei giorni riservati al carnevale, è facile credere, in base soprattutto alle tantissime testimonianze forniteci da etnologi e antropologi vari, che ci fosse grande tolleranza, se non addirittura un supporto attivo, nei confronti di quelle persone che si lanciavano in maniera spericolata tra le fauci delle varie ebbrezze e degli stati di trance. Di sicuro non venivano considerate né pericolose e né, tanto meno, come deviate, come invece accade (ancora molto spesso) oggi.
Di sicuro non venivano isolate, né tanto meno punite.
Si faceva di tutto, anzi, per garantire agli individui un viaggio che potesse risultare il più sicuro e proficuo possibile per il resto della comunità stessa: gli stati di ebrezza e di trance, infatti, erano uno dei veicoli principali per la predizione di avvenimenti funesti o per risolvere problemi di varia natura.
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[Sul contesto pt.2]
014 — Si tratta di un opinione ormai accettata da molti appassionati e sperimentatori moderni: a quanto pare, dunque, l'esperienza che deriva dall'assunzione di sostanze psicotrope viene pesantemente condizionata dal set (il contesto) in cui questa si verifica e dal setting, ovvero le configurazioni psichiche ed emozionali con cui l'individuo si presenta, il bagaglio di preoccupazioni e di aspirazioni che si porta appresso, oltre ai fini che si aspetta di raggiungere.
Per quanto riguarda il contesto, posso solo aggiungere che, personalmente, mi è capitato di assumere le medesime sostanze, le medesime molecole in situazioni completamente diverse tra loro e di collezionare sensazioni ed esperienze, è ovvio, diametralmente opposte.
Tradotto: potete calarvi 180 micro-grammi di LSD dentro alla sala di una pizzeria così come nei pressi di una tomba scavata (a mano) nella roccia tre o quattro mila anni prima della nascita di Cristo; potete scommettere sul fatto che le esperienze, seppur accomunate dallo stesso veicolo chimico, presenteranno sfumature e contenuti sensibilmente diversi.
Lungi da me l'idea di esprimere giudizi: che ciascuno di noi si preoccupi di trovare i posti in cui si sente più a suo agio.
Per il consumo della marijuana vale, in un certo senso, lo stesso: possiamo fumare al chiuso dell'abitacolo della nostra autovettura, sprofondati nel cuscino di un divano in un salotto elegante, oppure seduti nel bel mezzo di un bosco: con tutta probabilità verremo influenzati (nel bene come nel male) da aspetti, da input di natura completamente diversa.
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Considerazione: il senso del discorso non è quello di dimostrare che gli antichi fossero nel giusto e che i moderni si trovino nel torto; dovremmo semplicemente entrare nell'ottica che ci sono luoghi e situazioni più o meno adatte, più o meno favorevoli per assumere le varie sostanze psicotrope. Una cosa, peraltro, su cui devo lavorare ancora molto io in primis.