Dedico queste righe a Stefano “Piero” Schirru, compagno insostituibile di viaggi; a Matteo Loglisci e a Eder Secci, per avermi aiutato a gettare le fondamenta di quel delirio che prende il nome di Guerriglia Filosofica e per avermi amorevolmente assistito nel mio percorso, a partire dagli anni della fuckoltà.
Un ringraziamento particolare, inoltre, va a miss Chiara Pellegrini, per la fiducia che mi ha accordato nell'estate del 2020
*
...noi non possiamo tornare all'antico, abbiamo bruciato le navi; non ci resta che essere coraggiosi, qualunque cosa accada. Camminiamo, usciamo dunque dal luogo ove siamo!
F. Nietzsche – Umano, troppo umano \ Parte quinta. Indizi di cultura superiore e inferiore
*
000 — Lettera aperta all'assistente sociale \ psicolog* che si prenderà carico del mio caso
Pur senza sapere chi sei, pur non conoscendo ancora né il tuo nome né i lineamenti del tuo viso, ti dedico almeno un pensiero, ogni mattina al mio risveglio e ogni notte prima di addormentarmi.
L'unica cosa che so è che, prima o poi, ti materializzerai lungo il mio cammino.
Io dovrò soltanto farmi trovare pronto, con le idee ben chiare: tutto il resto arriverà di conseguenza.
Nel frattempo mi porto avanti con il lavoro, per non correre il rischio di rimanere senza parole, quando arriverà il nostro momento.
*
001 — Ricordo ancora con piacere la bellissima chiacchierata fatta con C., a Sadali, di fronte ad una cascata, durante il pomeriggio del giorno di S. Antonio Abate di qualche anno fa.
Lei, che negli ultimi anni ha messo in piedi e si è impegnata per portare avanti, nella città di Torino, un festival dedicato ai cortometraggi a tinte rosso fuoco (tradotto: a carattere erotico-pornografico), con una selezione che risulta ben lontana dalle logiche e dalle dinamiche proprie del circuito main-stream, sosteneva che di sessualità, e quindi di sesso, se ne dovrebbe parlare già nelle scuole.
Questo per cercare di evitare, per quanto possibile, malintesi, incidenti e veri e propri drammi, che si verificano molto spesso proprio a causa della grande disinformazione che regna sulla questione. La propedeutica, in questi casi, si sa, può ricoprire un ruolo fondamentale.
Considerando quanto tengo alla materia di cui mi occupo, non ho potuto fare altro che prendere la (classica) palla al balzo: assieme ai discorsi (legittimi e "sacro-santi") attorno a sesso e sessualità, nelle scuole (a partire dalle medie, per mantenerci sul cauto) si potrebbe e dovrebbe parlare anche di sostanze stupefacenti, per gli stessi scopi e gli stessi fini.
Purtroppo però, ed è un dato di fatto, la scuola pubblica-statale, nel quale generalmente scegliete di rinchiudere i vostri figli, si dimostra ancora perfettamente impermeabile alle due tematiche, con tutte le conseguenze che questo comporta.
Ma è da una ventina d'anni, almeno, se devo dirlo, che ho perso definitivamente tutta la mia fiducia nei confronti del sistema statale d'istruzione.
*
002 — Generalmente le persone (vale per i più giovani così come per i più anziani), almeno per quanto riguarda la nostra società moderna, ricevono la maggior parte delle informazioni daimass-media (programmi TV, trasmissioni radiofoniche, giornali e, negli ultimi dieci anni, tramite il Web e le piattaforme virtual-sociali) e attraverso le chiacchiere, più o meno approfondite e attendibili, che si mandano in play nelle situazioni e nelle circostanze più disparate, con familiari, parenti stretti, amici, conoscenti e perfetti sconosciuti.
Un ragazz* entra più facilmente in contatto con le questioni e le tematiche relative a sesso e sessualità attraverso i film, la musica (e i video-clip) e, in misura minore, attraverso i romanzi (più che con i saggi).
Lo stesso vale anche per l'universo delle sostanze stupefacenti.
Certo, sarebbe da folli pretendere che un rapper si spogliasse degli abiti da “spara – rime” per indossare quelli dell'educatore e dell'informatore scientifico, contando poi che, sino a prova contraria (leggasi: censura), ognun* nelle canzoni che scrive di proprio pugno tratta degli argomenti che preferisce e, soprattutto, nella maniera che reputa più opportuna, più funzionale ai propri scopi.
Lo stesso si può dire di un regista, ovviamente.
Se nella nostra affannosa ricerca di informazioni ci basassimo soltanto su queste due sorgenti (musica e film), soprattutto nelle versioni più commerciali, rischieremmo di farci un'idea sulla questione (mi riferisco, ancora, ovviamente, a sesso&sessualità e al consumo delle cosiddette sostanze stupefacenti) che risulterebbe distorta, capziosa, ben lontana, insomma, dalla dimensione ideale verso la quale, invece, dovremmo tendere.
Anche affidandosi alla lettura dei vari quotidiani che vengono puntualmente sfornati ogni giorno, si rischierebbe di rimanere a mani vuote: i giornalisti si occupano delle questioni che stiamo cercando di prendere in esame solo a “danno avvenuto”, quando cioè non rimane altro da fare che contare il numero delle vittime di stupri e overdosi, delle ferite riportate; dei chili di sostanze sequestrate e degli anni di galera comminati dal giudice di turno.
*
003 — Sposando in pieno la tesi proposta, tra gli altri, da Afshin Kaveh, nel suo Fare di tutta l'erba un fascio, si può dire che il dibattito attorno alle sostanze stupefacenti (d'ora in poi mi concentrerò esclusivamente sul tema principale del mio discorso) viene puntualmente spettacolarizzato ad arte, come se si trattasse di una patetica recita in cui le parti in causa (che Kaveh divide in tre fazioni: i proibizionisti e drogo-repressivi, spacciatori e consumatori, legalizzatori o antiproibizionisti), più che impegnati in una battaglia (peraltro di facciata), sarebbero i protagonisti di una danza, di un balletto studiato a tavolino esclusivamente per intrattenere gli spettatori e non, nella maniera più assoluta, per ridurre le fratture e le contraddizioni o per chiarire definitivamente la situazione.
Del resto, ho ancora appiccicate, nelle maglie della mia memoria, i discorsi (definirli banali sarebbe come fare un complimento) andati in onda, in primissima serata, giusto alcuni anni fa (correva il 2014), in una nota emittente a livello nazionale, che vedevano come protagonisti Carlo Giovanardi, (senatore di centro-destra, autore, con Fini, della omonima legge che ancora, a distanza di sette anni, regola, meglio: sanziona, l'uso delle varie sostanze psicotrope, fra cui la marijuana), e il “pseudo-rapper” Fedez.
Più penso alla faccenda e più mi rimbalza in testa un esempio (piuttosto stupido, a dire il vero): sarebbe come voler organizzare una partita a ping-pong tra Mazinga Zeta e Paperino per decidere chi, tra Palestinesi e Israeliani, ha subito i torti maggiori negli ultimi anni...