032 — Di fronte alle pietre il mondo continua a scorrere pigro, un frammento alla volta, in maniera discontinua, ma il flusso non si arresta mai del tutto.
Tra un frammento di mondo e l'altro spesso c'è un intervallo di pochi minuti, altre volte passano intere mezz'ore. Intere mezz'ore di nulla e di deserto.
Poi un frammento di vita interrompe la condizione di stasi, con il suo manifestarsi.
Una mamma e una figlia sulle loro biciclette.
La bambina, sei-sette anni di età a voler esagerare, pedala forte, nonostante la piccola salita che fa da preludio al ponticello.
La mamma, staccata di qualche metro, ansima, quasi piagnucola: — Che ne dici se torniamo indietro? Mi sa che io sono stanca...sono vecchia! — sbuffa.
A guardarla da fuori, direi che non ha ancora compiuto cinquant'anni.
— “Mi sa” non esiste — risponde la bambina mentre prosegue incurante con la sua corsa.
*
033 — Alcuni frammenti di mondo appaiono puntuali, più o meno sempre alla stessa ora: come il signore che trascina la sua bicicletta, con appresso una cagnetta dal manto nero e luccicante, come la superficie della pietra di ossidiana.
Zompetta lenta, lenta, lenta. Lenta e pesante.
— Ha dei problemi di artrite — mi ha raccontato un pomeriggio — per questo va così piano.
— È anche un po' grassottella, vero? — ho risposto.
— Meglio per lei! — sentenzia il tipo prima di sparire oltre il ponte.