097 — Chiudo con l'ultimo contributo, che arriva direttamente da Michel Foucault.
Durante un'intervista, il notissimo pensatore francese dichiarò: «Dobbiamo provare le droghe […] Le droghe ora fanno parte della nostra cultura. Allo stesso modo in cui c'è la buona e la cattiva musica, ci sono buone e cattive droghe. E quindi, proprio come non possiamo dire di essere “contro” la musica, non possiamo dire di essere “contro” le droghe».
Alessandro Paolucci nel suo Storia stupefacente della filosofia ripercorre le tappe che hanno portato Foucault al suo primo incontro con l'LSD.
Nel 1975 Foucault tenne un seminario all'Università di Berkeley, e in quell'occasione Simeon Wade, un suo grande fan che era assistente professore di storia alla Claremont Graduate School, corse lì per incontrarlo. Dopo aver chiacchierato un po', Wade gli fece una proposta indecente: seguirlo nella Death Valley californiana, per sottoporsi a un trip psichedelico nel deserto.
«Volevo vedere come una delle più grandi menti della storia sarebbe stata influenzata da un'esperienza che non aveva mai avuto prima: assorbire una dose adeguata di Lsd clinico in un ambiente desertico di grande magnificenza, e poi aggiungere vari tipi di intrattenimento. Siamo stati nella Death Valley per due giorni e una notte. […] Molte grandi invenzioni che hanno reso possibile la civiltà hanno avuto luogo in società che utilizzavano i funghi magici nei loro rituali religiosi. Quindi ho pensato: se questo è vero, se il composto chimico ha un tale potere, allora cosa farà alla grande mente di Foucault»?
L'ultima parola spetta proprio a Foucault: la recensione del prodotto, ormai, è diventata un classico apprezzatissimo da tutti gli appassionati del settore.
«L'Lsd è una scorciatoia attraverso, e oltre, le categorie dell'illusione e della realtà, il falso e il vero; i suoi effetti sono capaci di indurre una facoltà di pensiero accelerata che tanto prima elimina la supremazia delle categorie quanto rapidamente spazza via il campo dalla loro indifferenza e disintegra il tetro, idiota spettacolo della stupidità, al punto di permettere l'incontro con una massa univoca e acategorica che non è solo variegata, mobile, asimmetrica, decentrata, spiraloide e riverberante, ma si alza anche, a ogni istante, come uno sciame di eventi fantasmatici. I processi si accelerano: le strutture (di pensiero e categorizzazione) vengono mostrate, frantumate e superate in rapida successione, e nel momento in cui è liberato dalla sua crisalide catatonica, il pensiero contempla invariabilmente questa equivalenza indefinita trasformata in un evento acuto in sontuosa, decorata ripetizione”.