059 — ...Ho avuto modo di ragionarci a lungo e sono arrivato alla conclusione che, come vale per le arti alle quali ci appassioniamo o che ci toccano in sorte in questa vita, lo stesso si può dire del luogo in cui ci troviamo a vivere. A volte bisogna accontentarsi.
Seduto sopra alle mie adoratissime pietre posso ammirare i campi di carciofi che si estendono in ogni direzione, quasi a perdita d'occhio...
Certo, messa così non si tratta proprio del panorama più bello di cui poter godere, ma mi chiedo: le cose mi sarebbero andate davvero meglio se fossi nato, per dire, in Vietnam, sperduto tra risaie chilometriche?
E se invece mi fossi ritrovato gettato in Groenlandia, tra i ghiacciai perenni?
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060 — Di fronte ad una situazione data, come può essere il contesto in cui ci troviamo a crescere e a vivere, possiamo generalmente adottare due atteggiamenti: il primo consiste nel farsi bastare quello che passa il convento, come si dice, e cercare di spremere al massimo la situazione, limitando al minimo gli svantaggi.
Oppure, va bene uguale, possiamo cambiare, mischiare le carte e migrare in un posto che possa risultare migliore, ma anche in questo caso, comunque sia, dovremmo fare i conti, inevitabilmente, con i pro e soprattutto con i contro che accompagnano qualsiasi aspetto, senza eccezione alcuna, dell'esistenza su questo pianeta.
Ad un estremo, dunque, troviamo coloro che riescono, facilmente e felicemente, a mettere radici in prossimità della culla; altri invece sono spinti a volare via da un impulso irrefrenabile, lontano dal proprio nido, almeno per un po'.
Troviamo dunque personalità nomadi, che fanno della loro ragione d'essere lo schizzare da una parte all'altra del globo terrestre; altri invece trovano la loro collocazione ideale già al secondo, terzo tentativo.
Alcuni giocano a fare le trottole, soprattutto in giovane età; altri fermano il loro vagare soltanto a vecchiaia acquisita; altri invece coltivano la loro irrequietezza sino all'ultimo secondo disponibile.
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061 — Era una cosa che sospettavo già da tempo, a dire il vero, ma il 25 dicembre scorso, grazie ad una chiacchierata con due amici, ho scoperto di potermi definire, anche io, a tutti gli effetti, un nomade digitale, uno di coloro che ha il vantaggio di poter lavorare indifferentemente da qualsiasi punto del pianeta terra, attraverso un PC portatile ed una semplicissima connessione alla rete internet.
È da un po', a dire il vero, che mi domando perchè sto fermo, piantato come un cardo in questo centro di 7 mila abitanti, incastonato nel bel mezzo del Campidano di mezzo, considerando soprattutto che il mio rapporto con il resto degli indigeni non è proprio idilliaco, cosa che va avanti sin dai tempi della mia adolescenza inquieta.
Proprio uno degli scorsi giorni, Su Maistu mi ha detto che un po' mi invidia per il mio essere libero e senza legami; una condizione che dovrei sfruttare per dare una piccola sterzata alla mia rotta.
Come è giusto che sia, Su Maistu è stato uno dei primi a venire a conoscenza di una delle novità più importanti che riguardano questo mio 2022: tra poco meno di 60 giorni leverò le tende e cambierò aria per un po'.
— Mandami almeno un SMS, di tanto in tanto —, mi ripete spesso Su Maistu.