[gennaio '22]
051 — Da queste parti l'inverno, quello duro e fastidioso, di solito dura una trentina di giorni: per gran parte del mese di novembre ha piovuto quasi senza soluzione di continuità, che sembrava di essere a Dublino.
Dalla seconda metà di dicembre in poi le temperature minime si abbassano ulteriormente, eppure non mancano di certo i bei pomeriggi senza troppe nuvole in cielo, con il sole che dunque può fare il suo sacrosanto lavoro e scaldare a dovere la piccola porzione di mondo dove vivo, con i mandorli che incominciano a fiorire già dai primissimi giorni di gennaio.
Certo, è chiaro, quando ti piove addosso un vero e proprio mare di acqua non risulta certo comodo stare seduto, fermo, su tre lastre di trachite, né, tanto meno, scrivere all'aria aperta sui fogli di un quaderno.
Ho ripreso a frequentare con continuità le mie pietre da pochi giorni: queste, per l'appunto, sono le prime righe che butto fuori in questo 2022 appena nato eppure già famelico, isterico e carico di promesse.
Una delle cose che mi mancavano di più (...e che mi mancheranno) è il suono dello scalpello de Su Maistu, che sbatacchia sulla pietra, sotto i colpi del suo martello.
Sono trascorse diverse settimane senza che ci incontrassimo, senza che riuscissimo a scambiare neppure mezza parola...
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052 — ...ma proprio la settimana scorsa ci siamo rivisti e abbiamo parlato per un po'.
Non mi capita con tutti, è chiaro, eppure mi succede ancora piuttosto spesso: ci sono persone che perdo di vista per mesi e mesi, ma poi basta un singolo incontro, una mezz'ora appena, per riprendere le fila di tutti i discorsi interrotti.
Su Maistu è una di quelle persone, e io le adoro, che ti regalano tutte le cose che hanno in testa in quel momento, anche se non sono state invitate a farlo, a prescindere dal fatto che debbano rispondere ad una domanda o meno. Collegano in presa diretta il cranio con la bocca e danno inizio alla trasmissione...
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053 — «Se non fosse per la mia arte — mi ha sparato addosso uno degli scorsi pomeriggi — mi sarei già licenziato dal mondo da parecchio tempo».
Ha utilizzato proprio queste testuali parole, ma in sardo campidanese: mi sarei licenziato dal mondo.
Con me ha fatto strike.
Non è di sicuro la prima volta che succede, ed è per questo che parlare con lui mi fa sentire incredibilmente ricco, anche dopo uno scambio di battute minimo, per tutti gli input che mi dona, con semplicità e genuinità.
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054 — Ha sfondato la classica porta aperta, come si dice in questi casi.
È un pensiero che partorisco spesso e volentieri anche io.
Tutti noi, in realtà, stiamo ben aggrappati alle nostre cose: famiglia, amici, lavoro, arti, passioni ed hobby, più tutta una serie di svaghi e divertimenti che ci aiutano a mandare giù, a deglutire quel pappone denso di secondi, minuti e ore che compongono le giornate e, in definitiva, la nostra vita...
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055 — Io me lo ripeto spesso, un po' per farmi coraggio nei momenti di sconforto (chi non ne ha incontrati?), un po' per ricordarmi chi sono e soprattutto cosa ho scelto: sino a quando avrò matite e fogli bianchi sui cui scrivere, sino a quando avrò pagine e libri da leggere e da studiare, sino a quando l'Universo, i miei fratelli e le mie sorelle nascoste nel Deep-Web (al pari di tutti gli alleati e le alleate che ho nel mondo reale) continueranno a fornirmi le sostanze con cui nutro la mia anima e attraverso le quali mando in play i miei esperimenti, dovrò considerarmi ben custodito all'interno della classica botte di ferro.
In questo preciso momento, lo rammento a me stesso, è chiaro, in pratica ho tutto quello che ho chiesto, e dunque, di conseguenza, non manco assolutamente di nulla...
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056 — ...certo, so bene che senza l'arsenale delle mie consolazioni (e senza un corpo in buona salute) le cose sarebbero ben più amare rispetto a quanto lo sono ora...
E proprio per questo non passa giorno senza che io ringrazi per tutti questi doni e per tutta questa abbondanza...
Rimane da capire a chi rivolgo i miei ringraziamenti, e a dirla tutta non mi viene affatto difficile immaginare di essere seduto attorno ad un tavolo, assieme a qualcosa come altri 7 miliardi di giocatori, con il mazziere cosmico che distribuisce le sue carte. Come ogni buon giocatore che si rispetti, devo mettere in conto che le carte possono essere sufficientemente buone, ma pure terribilmente merdose...